I AM THE MESSAGE

Sofia rappresenta chi della convenienza non fa un porto sicuro, ma un porto da cui salpare alla scoperta
di nuove avventure. #fearlessexplorer

 

Sofia Ciucchi

Sofia è Whispr, e Whispr è Sofia. Quando chiedi alla founder di questo progetto di mostrarsi e farsi fotografare, storce sempre il naso e spinge gli altri in avanti. Ma per riconoscerla basta la sua risata inconfondibile, seguire il filo delle creatività, e cercare una bandiera del Napoli, sì, la squadra di calcio: “Io sono cresciuta a pane e calcio mentre facevo l’uncinetto, faccio sempre impazzire gli algoritmi. Mi fanno vedere annunci sulla prostata perché guardo il calcio, e poi seguo pagine femministe”, dice scoppiando a ridere come fa lei.

Sofia, infatti, prende la vita con impegno e ironia, lasciando agli altri la voglia di definirsi con una sola parolao un solo mestiere: “Non ho una sola definizione. La mia vita è una somma e una stratificazione di esperienze che ho accumulato andando alla ricerca di cose che mi cambiassero, per capirmi e per scoprire cose nuove. Sono selettiva e non riesco a fare cose che sarebbe conveniente fare. Preferisco occupare il mio tempo con persone e attività che mi interessano”.

Ed i suoi trent’anni di sorprendente carriera lo dimostrano perfettamente: “Ho studiato economia, amo il mondo manageriale e aziendale. Vivevo a lavoravo a Varese, quando mia mamma mi ritagliò un’inserzione della Nazione di una selezione blind come Responsabile Organizzazione. Non sapevo chi fosse l’azienda, ma era un’occasione per riavvicinarmi a casa. Mi presero, era Ferragamo. Entrai così per caso nel mondo della moda, e me ne innamorai: la creatività, le competenze produttive, l’aspetto culturale. Per i primi quindici anni ho lavorato sulle attività di processo, di strategia e finanza, negli ultimi sei coordinavo anche le divisioni prodotto. Ho lasciato Ferragamo dopo una vita per diventare Amministratore Delegato de Il Bisonte, dove ho dovuto rimboccarmi le maniche e imparare molte cose nuove, per poi passare a Direttore Generale di Scervino, che mi ha regalato per sempre la passione e la conoscenza del mondo della maglieria, fondamentale per la linea di Whispr: la maglia è un prodotto apparentemente facile e super democratico, ma in realtà molto tecnico e frutto di un grande lavoro”.

Ascoltando le tappe della sua carriera, è naturale chiedersi come Whispr sia successo, e Sofia ride di nuovo:
“La prima volta che mio marito mi ha visto ad un mercatino di Whispr, seduta ad un tavolino con le maglie mentre leggevo Stalingrado di Grossman, a 55 anni, si è messo le mani in faccia e ci abbiamo riso su. L’economia non ha mai esaurito i miei interessi, e negli ultimi anni ho iniziato ad appassionarmi di impatto sociale, economia civile, e sostenibilità, realtà distanti dai miei trent’anni anni da manager in aziende classiche. È nata in me la voglia di fare un progetto mio, con un’idea diversa di lavoro, mettendo alla prova e al servizio degli altri quello che avevo imparato. Mentre già avevo iniziato un’attività di consulente e business angel, per investire in startup di donne, ho lavorato per mesi per far nascere il progetto Whispr.

L’idea della moda e delle donne è maturata contemporaneamente: l’argomento che ho sentito sempre più
vicino a me era quello del ruolo lavorativo delle donne, e la moda è il linguaggio che ho scelto per portare
avanti questo argomento dopo anni di esperienza nel settore”. Si lascia alle spalle tutte le sue certezze spinta dalla necessità di lavorare per temi e valori che andassero oltre il profitto; riparte da zero, passando da posizioni dirigenziali familiari e comode, ad una start up, che per definizione è nuova ed emergente: “Inutile dire il contrario, non è facile passare da aziende grandi e strutturate in cui coordini 300 persone ed un solo biglietto da visita basta per presentarti, ad una realtà in cui niente funziona per conto suo, in cui inscatoli e sei manager, e quando bussi alle porte non sei riconoscibile. È disorientante, ed è normale chiedersi chi me l’ha fatto fare di aprire una startup alla mia età, quando solitamente si fa ad un’età in cui si ha libertà di sbagliare e si hanno pochi schemi alle spalle.
Sarà un successo? Chi lo sa, ti metti in gioco, ti butti e provi, cercando di ingaggiare persone sulla base di
valori comuni e di idee condivise”.

E nonostante nessuno possa rassicurare Sofia su quello che sarà il futuro, ascoltarne la storia ti dà un senso di conforto, come se tutto fosse possibile, in qualsiasi momento, come se i valori che promuove Whispr, di cui è bandiera insieme a Sofia, fossero tangibili: gender gap, attivismo, sostenibilità, libertà, rinascita, empowerment. “Non ne sono per niente pentita. È faticoso ma stimolante, mi confronto con realtà che non avrei mai immaginato, e mi rendo conto che la vita delle persone avviene per lo più in delle bolle di cui ti accorgi soltanto uscendone. Il sogno è quello di riuscire piano piano a creare una community in senso vero, tornare nei posti e rincontrare chi ti ha conosciuto, chi veste il tuo brand, che non è solo un business ma una rete di persone che sceglie delle persone”.